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A volte piccoli episodi della nostra vita possono dare origine a eventi (e riflessioni) molto più grandi. Questa storia ne è un esempio. Tutto è nato qualche settimana fa. Da giorni non riesco a mettermi in contatto con il mio barbiere per l’appuntamento mensile. Il cellulare suona a vuoto e laconicamente dopo il terzo squillo parte la segreteria. Disappunto e frustrazione. Chi ha voglia di andare di persona a prenotare? Chi ha voglia di fare quello che da qualche tempo faccio sempre a distanza?
Decisione drastica: da internet cerco e ottengo il numero di un altro professionista. Pedissequo nelle mie abitudini, decido di fare il grande salto e lo chiamo. Dopo qualche giorno, sono seduto su una poltrona sconosciuta, a disagio nella nuova esperienza.
Per gente della mia generazione, il barbiere è un amico ed è per questo che sono restio a cambiare. In quei 30 / 40 minuti si parla di lavoro, di calcio, di vacanze, di famiglia, di vita. Nel frattempo, cominciamo subito bene: questo barbiere è venuto a Milano tanti anni fa dalla Sicilia ed è un nostalgico del mare. Il primo argomento è andato. Inizia a lavorare: mi gira attorno e mi guarda un po’ incuriosito i capelli. Inizio a preoccuparmi, fino a quando non mi spiega, con ferma professionalità e un piacevole accento siciliano, che i miei capelli sono pettinati al contrario. Con un lieve pentimento nell’aver cambiato, gli dico che mi sono sempre pettinato così: da sinistra verso destra.
«E hai sempre sbagliato» chiosa asciutto e, con l’aiuto di uno specchio, mi mostra la rosa dei miei capelli. Anche comunemente detta vertigine o vortice, si tratta della zona nella parte più alta della testa, che vanno sempre controcorrente. Con calma prende un phon, una spazzola e mi pettina da destra verso sinistra. «Vedi, i capelli dietro sparano perché sono pettinati al contrario, se li pettini così vanno a posto più docilmente». Prima ancora di tagliarli, la mia caratteristica spazzolina di capelli dietro è già a posto. Lo guardo stupito e lo lascio lavorare. Esco dopo 40 minuti con i capelli pettinati al contrario e penso alla difficoltà dell’accettazione al cambiamento.
Ci sono ovviamente diverse sfumature, ma normalmente siamo molto restii ai cambiamenti. Perché?
I bambini, assicurano i pedagogisti, amano la routine. Ma sembra che anche da adulti la musica, per qualuno di noi, cambi poco. Io non so giudicarmi, ma sicuramente non avevo ma pensato di cambiare pettinatura. E se ci fosse altro che può migliorare i capelli sparati della mia anima? E se potessi migliorare? Forse allora vale la pena cambiare la pettinatura del modo di fare quotidiano. Vale la pena uscire dalla sicurezza della comfort zone.
Comunque vogliamo chiamarlo, il cambiamento è il simbolo di evoluzione e deve entrare nel nostro DNA. Certo, l’esempio personale è molto banale, ma uno degli obiettivi del nuovo anno potrebbe essere quello di cambiare un aspetto del nostro comportamento per essere più positivi. Camminare di più, non usare l’ascensore, leggere di più, bere meno alcolici, ascoltare gli altri, essere meno negativo. Devo aggiungere altro?
Buon cambiamento.
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